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1993 ''Il solco del tempo'' – Laboratorio Dadodue -Salerno, 11 marzo-3 aprile

 
INTERVENTO DI SABINO MANGANELLI SUL PIEGHEVOLE DELLA MOSTRA

''Il solco del tempo''

C'è qualcosa di inintellegibile che pulsa al di là di quell'oscura "soglia" che tutto assorbe, che tutto fagocita e filtra ma che non depura mai. Si scorge una luminescente parvenza di vita che lentamente trasloca in un buio inquietante e profondo dove tutto svanisce; ed indi riappare la luce fra nebulose evanescenze che rialita gli sfuggenti contorni di quella misteriosa "soglia", emblematico limite fra il buio e la luce, il giorno e la notte, la vita e la morte. Emblematica, misteriosa "soglia", sinonimo del tempo rappresentato come quell'entità imperscrutabile ed inconoscibile che giace là dove finisce l'infinito; come misura indefettibile dell'eterno perdurare delle cose mutevoli; come successione continua di istanti, impercettibili strali, in cui si svolgono, nella loro inalienabile irreversibilità, gli eventi e le modificazioni delle cose e della loro natura; come ritmica successione infinita delle fasi vitali in cui si svolge l'eterno divenire della natura, ed in particolar modo dei cicli vitali della natura umana, nel suo peculiare intreccio di travagliati umori e di brucianti passioni che scorrono nell' immutabile e tormentata, irreversibile scia del solco del tempo ove ciò che è stato oggi non sarà più domani, tanto nei pensieri, nei sentimenti, quanto nelle azioni. Solco del tempo ove si bruciano le umane passioni e gli intimi desideri in un fribrillante, veloce palpebrare il cui proustiano rimando di "Alla ricerca del tempo perduto", di ciò che si è perso e/o di ciò che non si è fatto, è da ricondursi al notissimo "Carpe Diem" di Orazio, ovvero "cogli l'attimo fuggente" prima che esso venga fagocitato e distrutto per sempre nel solco del tempo, prima che sorpassi l'imperscrutabilità di quella misterica "soglia". Tempo, impassibile filtro ricettore di ogni tipo di umori umani e naturali, la cui problematica è stata affrontata, in modo incisivo, da Platone nel "Timeo", ove il tempo viene definito come "immagine mobile dell'eternità", coniugato indi con la nozione di "pensiero". Quindi "tempo e pensiero" il cui nesso è stato reso esplicito da Aristotele ed indi puntualizzato da Kant che riconosce nel tempo " la forma a priori dell'intuizione empirica", ovvero "la condizione" "soggettiva" del molteplice sensibile", "la forma trascendentale per eccellenza nella costituzione dell'oggettività del conoscere". Come anche Heidegger che riconosce nel tempo "la condizione dell'esistenza intesa come "progetto" e insieme come "decisione anticipatrice" che riconosce ed accoglie l'invalicabile finitudine esistenziale dell'uomo in quanto "essere per la morte". E nel travaglio esistenziale del solco del tempo, dalla nascita al pensiero, all'azione e fino alla morte reale o virtuale, si accumula, giorno per giorno, anno per anno, tutto ciò che attiene alla storia dell'uomo, alla sua memoria, ai suoi precipui ed endogeni moti dell'animo e della mente, agli intrinseci ed estrinseci risultati del binomio "pensiero ed azione" col quale egli estrinseca tutte le sue intenzionalità e potenzialità interiori in tutti i campi dello scibile umano e, contestualmente parlando, nel campo artistico, più propriamente pittorico. E dell'artista, nell'imprevedibile scia del solco del tempo, si evidenziano tutte le sue peculiari fasi di ricerca e di espressione, le sue trasfigurazioni, i suoi continui mutamenti di umore, i suoi segreti moti d'animo che psicologicamente e socialmente, caratterizzano tutto l'iter del suo idioma espressivo. Idioma espressivo soggettivo che, nel solco del tempo, assume metamorfosi variabili e slanci emotivi e/o emozionali tanto dolci quanto violenti, tanto mnemonici quanto futuribili, o legati a riti e a miti di primitivismo ancestrale, di evocazioni animistiche, o di intimità segrete del quotidiano esistenziale, tanto del presente quanto del passato. Luoghi circoscritti di desideri rituali per l'artista, metamorfici nel solco del tempo, che si compendiano e si coagulano in diversi "modus operandi" su perlustrazioni ed introspezioni espressive che seducono fortemente e variamente la "zona ludica dell'incoscio", luogo virtuale della memoria e dell'immaginazione dove tutto è possibile, in un progressivo ed inquietante incantamento di immagini, in una fascinazione ammaliante che conduce ed induce a scoprire nuove suscitazioni, nuove seduzioni, nuovi modelli operativi. Caleidoscopica dinamica degli intrecci e di possibilità espressive che, nel frastornante e capzioso, contemporaneo sistema dell'arte, complici il segno, la forma, il colore ed i materiali, induce ad una dipendenza progressivamente trasgressiva e dicotomica dei valori e dei media assunti come mezzi e schemi operativi ed espressivi dell'atto rituale soggettivo del comunicare in arte. Atto rituale dell'operare e del comunicare che, nella fantasmatica ed imprevedibile scia del solco del tempo, caratterizza la diversa produttività ed espressività delle opere degli artisti presenti in questa rassegna e del loro diverso modo di sentire e di estrinsecare le infinite possibilità espressive dei valori e degli umori della pratica artistica.

 
 
il pieghevole della mostra
 

 

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